In presenza di certe patologie degenerative, potrebbe essere necessario impiantare una protesi ginocchio. Questo dispositivo medico artificiale va a sostituire l’articolazione vera e propria quando questa risulta irrimediabilmente compromessa.
L’intervento chirurgico per innestare la protesi ginocchio mini invasiva ha lo scopo di ridurre il dolore e ripristinare la mobilità articolare quando i danni causati dalla degenerazione ed i sintomi (dolore, rigidità, limitazione funzionale) non rispondono più alle terapie conservative e riabilitative.
La fase di recupero post-operatoria richiede una riabilitazione appropriata per garantire un recupero completo e soddisfacente. Il successo dell’intervento dipende anche dal percorso riabilitativo.
In quali casi è necessario fare l’intervento?
Quando fare l’intervento per la protesi ginocchio?
Si valuta l’intervento per l’impianto di protesi ginocchio come rimedio estremo, in caso di mancate risposte alle terapie conservative e quando la sintomatologia compromette la qualità della vita.
In sostanza, la degenerazione articolare deve essere severa, il dolore, il gonfiore, la rigidità e la scarsa mobilità articolare sono insopportabili e non più gestibili con terapie farmacologiche (antidolorifici, FANS, infiltrazioni di acido ialuronico), Fisioterapia e Riabilitazione (Tecarterapia, Laserterapia, Ionoforesi, esercizi terapeutici mirati, massaggi decontratturanti, allungamenti, ecc.).
Si opta per l’intervento al fine di risolvere le seguenti condizioni di degenerazione articolare avanzata:
- Artrosi (osteoartrite) che, quando colpisce il ginocchio, è denominata gonartrosi. E’ la patologia più frequente per cui si ricorre alla protesi di ginocchio caratterizzata dall’usura della cartilagine articolare;
- Artrite reumatoide, malattia autoimmune (il sistema immunitario aggredisce l’organismo anziché difenderlo dalle infezioni danneggiando le articolazioni). Inizialmente, colpisce la membrana sinoviale: in seguito, danneggia cartilagine, legamenti e superfici articolari;
- Emofilia, patologia genetica ereditaria caratterizzata da alterazione del processo di coagulazione. Causa emartri che, nel tempo, portano alla degenerazione artrosica;
- Gotta, un tipo di artrite che comporta l’accumulo di acido urico nelle articolazioni;
- Osteonecrosi, morte del tessuto osseo a seguito di insufficiente o mancato afflusso del sangue;
- Deformità del ginocchio (valgismo, varismo) e displasie ossee che possono risultare invalidanti;
- Infortuni al ginocchio gravi che richiedono una riparazione chirurgica.
Il candidato ideale all’intervento ha un’età compresa tra 60 e 80 anni, non fumatore e con un cuore sufficientemente sano. L’intervento per la protesi ginocchio è controindicato in caso di infezione recidivante e sistemica, osteoporosi grave, vascolarizzazione periferica inadeguata.
Protesi ginocchio: cosa fare prima e dopo l’intervento
La protesi ginocchio mini invasiva va a sostituire l’articolazione danneggiata allo scopo di ridurre il dolore, migliorare la mobilità articolare e la qualità della vita.
A seconda dei comparti danneggiati (nel ginocchio sono presenti 3 comparti) si opterà per la protesi parziale (monocompartimentale) che ricopre una sola porzione della superficie articolare (l’unica compromessa) o per la protesi totale che ricopre l’intera superficie articolare.
E’ consigliato un percorso fisioterapico pre-operatorio personalizzato per velocizzare i tempi di recupero dopo l’intervento. Gli esercizi di allungamento per gli arti inferiori e di rinforzo muscolare per gli arti superiori (che serviranno per usare le stampelle) sono molto importanti.
Dopo l’intervento, quando il paziente è ancora in fase di ricovero, sarà necessario:
- Potenziare il quadricipite interessato dalla protesi tramite contrazione attiva;
- Optare per il trasferimento dal letto alla sedia;
- Utilizzare 2 stampelle canadesi o il deambulatore per camminare autonomamente;
- Tenere sotto controllo infiammazione e tumefazione;
- Effettuare la mobilizzazione passiva del ginocchio con protesi da 0° a 40° fino ad arrivare gradualmente a 90°;
- Sottoporre il paziente a Tecarterapia che, oltre ad eliminare l’infiammazione decontraendo la muscolatura, favorisce la mobilizzazione velocizzando i tempi di recupero.